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sabato 17 gennaio 2009

Strumentalizzazione della morte? o solo spettacolo?

Spesso ci troviamo immobilizzati improvvisamente dal dubbio atroce della morte.
Come avviene..
Il TG apre con musiche malinconiche, poi un voce pacata "la ragazza in coma da 20 anni..."
Ed inizia una trattazione ambigua, che scivola lievemente da "è giusto staccare il macchinario" a "non è giusto". Questo nella società attuale è il rituale per esorcizzare il timore della scelta.
Ogni giorno o meglio ogni 3 secondi muore qualcuno. La morte e legata indissolubilmente all'esistenza.
Abbiamo dubbi quando salvando l'insalvabile ci ritroviamo e ci meravigliamo della scelta da dover fare successivamente se sopraggiunge un coma irreversibile.. Ma i genocidi passano lievi, come le informazioni classiche di politica, economia e gossip.. anzi mi azzardo a ritenere che la società dei teledipendenti (quindi quasi tutti) sia molto più commossa dei problemi di cuore del povero attore ultramiliardario che del massacro in Burundi. E comuque anche in questo caso le posizioni si aprono e gli occidentali leggono e interpretano in base a ciò che possono comprendere tramite i mezzi che hanno a disposizione e il backgruond storico culturale. quindi media e bla bla bla.
Ormai distaccati dal tatto non vediamo mai direttamente la morte e se la vediamo, siamo già addomesticati a dimenticare.

Parliamone direttamente. Non si ha il diritto di morire, poichè i vivi ne hanno paura e quei vivi che voglio una degna morte sono incomprensibili. Una ragazza che è da 20 anni che non parla, non si muove, non sente, può definirsi viva?
La mortè è caratterizzata anche dall impossibilità di mutamento volontario. Per questo riteniamo un sasso privo di vita.
la strumentalizzazione fatta dai media è vergongosa, le interviste, i primi piani sono digustosamente malati. Vogliamo vedere fino a che punto si possa vivere? che differenza c'e' fra uno che muore in uno schinato e uno che vive l'intera vita in un letto senza possibilità di scelta?.. senza congnizione di esistenza, non si esiste. Forse guardiamo i massacri per poter amare la nostra esistenza o forse è un modo intelligente per chiudere le bocche affamate.
Drammaticamente la morte indotta fa più rumore che il bombardamento a Gaza.
Ritengo che il macchinario debba essere staccato. Ritengo con altrettanta forza che i media dovrebbero per un attimo tacere e lasciare i parenti nel loro dolore senza domande meschine e soprattutto inutili, o meglio, inutili per me.

Teledipendenti.. guardatevi il Gf (se solo avessero letto Orwell la cosa cambierebbe) .

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