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sabato 3 settembre 2011

Biennale arte Venezia: moltitudine gigatopiterica e accalcata di planetari abienti titanici.


Ingresso - A destra un negozio (ormai ci siamo abituati) il bagno era pulitissimo! Ed è anche una nota di piacevole partenza.
Tutto è organizzato in quello che era l'arsenale della bella Venezia. I saloni di un fascino retrò ospitano opere che molto spesso sono meno brillanti delle strutture stesse, con le loro scalinate industriali e travi intricate. Insomma può capitare di confondere un ascensore industriale per una brillante intuizione degli artisti (molti asiatici si fermavano in un montacarichi dell'arsenale discutendo vivamente e cercando nel depliant di cosa si trattasse).

Una megalomania aleggia per i saloni, esposizione di "cosi" di "cosoni" e mega minchiate. Voglio essere terra terra! Un blocco di legno simil panchina con una foglio di carta (e vi assicuro ve ne sono diversi simili) con scritto - non sedersi - ... bene... concordo con Danto: le opere hanno un titolo! ma l'immediatezza di quel parallelepipedo di legno spingeva tutti a sedersi. Il vero artista (se così vogliamo definirlo) è il simpatico omino che attaccava con del nastro adesivo il foglietto di avvertenza (non sedersi)..

Ho deciso repentinamente utilizzare un giudizio schematizzato in quattro semplici categorie, ponendone una come obbiettivo.

1)grande bello
2)grande brutto
3)piccolo brutto
4)piccolo bello

Obbiettivo della ricerca era il 4.

Ricerca andata a vuoto, si trovavano solo oggetti di dimensione insostenibile e\o piccole banalità.

Esempio visivo:


Continuo a camminare in questi saloni, lungo il cammino mi imbatto in una sorta di città metropolitana costruita con scatoloni. La struttura era decisamente intrigante. Vi era un'ingresso laterale che conduceva ad una saletta interna. Sembrava una sorta di capanna di cartone (quelle costruite da bambini) moltiplicata per diecimila, invece di trovare giochi e misteriosi feticci infantili vi si trovava all'interno il solito proiettore.
Questa cosa delle arti visive comincia ad annoiare.
In generale una bella trovata quella di Fabian Martin.

Interessante (peccato la fila) la sala di James Turrel. Una fila eccesiva per una grande cosa bella.


La sala Italiana era invece molto simile ad un mercatino dell'usato. Roba su roba ammassata qua e la ed, in alto imperava la foto di Berlusconi e Sgarbi, megalomanie a confronto?
Anche se con fatica devo ammettere che Sgarbi alla fine dei conti ha fatto un discreto lavoro quest'anno con la biennale.
Una volta esplorato ogni anfratto polveroso  dell'arsenale decido di retrocedere verso l'ingresso anche perchè una voce ripeteva (10 minuti chuide, 5 minuti chuide chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori).

Si trovano come sempre le solite cose, quello che si inchiappetta un cervo impagliato, un collage di pezzi presi a cazzo nelle discariche, zone documentaristiche, oggetti ambigui combattuti fra utilizzabile ed opera, grandi colorati cosi fluorescenti, l'immancabile tentativo classicheggiante.

Non sono riuscito a trovare una piccola opera divertente e carina, eccezion fatta per l'ascensore con proiezione interna (già visto e stravisto) che divertiva i poveri bambini disorientati ed annoiati, costretti, come nelle peggiori tragedie, da perfidi genitori ad affrontare questa dura impresa chiamata Biennale. Mi trovo a livello estetico e filosofico completamente in sincronia con questi bambini... e che cavolo dopo che mi martoriate i maroni per 2 ore fatemi giocare un pochetto!!
Giudizio totale è positivo, insomma anche se è più divertente lo sguardo dei visitatori che le opere, posso solo che apprezzare questa edizione della biennale.

Nota finale! IL CAFFE' DEL BAR INTERNO E' UNA BRODA SCHIFOSA!!!